Il negligente, Trieste, Trattner, 1756

 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Sala corrispondente a diverse camere della casa di Filiberto.
 
 FILIBERTO a sedere e LISAURA
 
 FILIBERTO
 Possibile che un giorno
 non posso star senza pensare a niente!
 Con questo tutto il dì rompermi il capo,
 figlia troppo crudele,
5mi farete morir. Voi lo sapete,
 io bramo la mia pace,
 faticare e pensar m’annoia e spiace.
 LISAURA
 Ah caro padre, come mai potete
 goder la vostra pace
10con una lite intorno
 che se noi la perdiamo
 miserabili affatto oggi restiamo?
 FILIBERTO
 E ci ho da pensar io?
 Vi pensi il mio causidico.
15Egli sa il suo mestiere;
 io lo pago e non voglio altro pensiere.
 LISAURA
 Quant’è che a ritrovarlo non andate?
 FILIBERTO
 Stamattina v’andai.
 LISAURA
                                       Lodato il cielo;
 gli parlaste? Che ha detto?
 FILIBERTO
20Era uscito di casa.
 LISAURA
 Non la finite mai d’uscir di letto.
 Mai ben le cose vostre andar non ponno.
 FILIBERTO
 Oh che dolce dormir quando s’ha sonno!
 LISAURA
 Ho a dirvi un’altra cosa.
 FILIBERTO
25Oimè non m’annoiate.
 LISAURA
 Voi vi tenete in casa
 quell’impiccio d’Aurelia
 e non si sa perché.
 FILIBERTO
                                     Morto è suo padre,
 me l’ha raccomandata.
 LISAURA
30Mi rassembra però troppo sfacciata.
 Eh mandatela via.
 FILIBERTO
                                    Ci penseremo.
 LISAURA
 Un’altra cosa sola,
 se mi date licenza,
 vi dico e me ne vado.
 FILIBERTO
                                         Oh che pazienza!
 LISAURA
35Io cresco nell’età. Son figlia sola.
 Voi siete un po’ avvanzato
 ed ancor non pensate a darmi stato.
 FILIBERTO
 Oh ci è tempo, ci è tempo.
 Ci penseremo.
 LISAURA
                              (A far lo stato mio,
40se non ci pensa lui, ci penso io). (Parte)
 
 SCENA II
 
 FILIBERTO, poi PORPORINA
 
 FILIBERTO
 Non basta il grande impaccio
 d’aver in casa le figlie ed allevarle,
 pensar anche bisogna a maritarle?
 PORPORINA
 Serva, signor padrone.
 FILIBERTO
                                            O Porporina,
45come stiamo in cucina?
 PORPORINA
                                              Ho un’ambasciata
 di premura da farvi.
 FILIBERTO
                                        Io non ho voglia
 di sentire ambasciate.
 Me la farai stassera.
 PORPORINA
                                       Oh non ci è tempo
 da perdere; signor, sentite...
 FILIBERTO
                                                      Oibò;
50che noia!
 PORPORINA
                    Ha qui mandato
 il causidico vostro...
 FILIBERTO
                                       Oh nome odioso!
 PORPORINA
 A dir che tostamente,
 anzi subitamente,
 vi portiate a palazzo...
 FILIBERTO
55Io? Eh non son sì pazzo,
 non mi vo’ incomodar.
 PORPORINA
                                            Vi fa sapere
 esser la vostra causa in spedizione.
 FILIBERTO
 Oh che bella ragione!
 Si spedisca. La nova aspetterò.
 PORPORINA
60Vi vorrà del denar.
 FILIBERTO
                                     Ne manderò.
 Senti. Ho un po’ d’appetito.
 Fammi una pietanzina,
 cara mia Porporina.
 PORPORINA
 Ma spicciatevi prima il palazzista,
65o vestitevi e andate
 o almen qualche risposta a lui mandate.
 FILIBERTO
 Ehi Pasquino.
 
 SCENA III
 
 PASQUINO e detti
 
 PASQUINO
                             Signor. (Di dentro)
 FILIBERTO
                                             Vien qui.
 PASQUINO
                                                                 Non posso.
 FILIBERTO
 Perché?
 PASQUINO
                  Fo colazione.
 FILIBERTO
 Poverino! Ha ragione.
70Finisci e poi verrai.
 PORPORINA
 (Un più sciocco padron non vidi mai).
 FILIBERTO
 Bisogna compatir la servitù;
 tutto il dì s’affatica
 e vuol la carità
75che un’ora le si dia di libertà.
 PASQUINO
 Eccomi. Ho fatto presto?
 FILIBERTO
 Canchero! Tu sei lesto;
 sentimi; andar dovrai...
 Dove ha detto? (A Porporina)
 PORPORINA
                                A palazzo.
 FILIBERTO
80Anderai a palazzo,
 cercherai conto di messer Imbroglio.
 Portagli questa borsa,
 digli che si ricordi
 di sostenere il punto di ragione,
85ch’io son chiamato alla sostituzione;
 digli che il testamento parla chiaro,
 che il testamento io l’ho
 e che quando bisogni il cercherò.
 Digli...
 PASQUINO
                Basta. Ih ih, che diavol fate?
90Tante cose in un fiato?
 Voi m’avete imbrogliato.
 FILIBERTO
 Te lo tornerò a dire. Oh che fatica!
 Anderai a palazzo.
 PASQUINO
                                    Ben.
 FILIBERTO
                                               Vedrai
 messer Imbroglio.
 PASQUINO
                                     Sì.
 FILIBERTO
                                             E gli darai
95questa borsa.
 PASQUINO
                            Fin qui me ne ricordo.
 E poi?
 FILIBERTO
                E poi che il testamento io l’ho,
 che non l’ho ancor trovato
 ma ch’io sono il chiamato
 alla sostituzione
100e che sostenga ben la mia ragione.
 PASQUINO
 Caro signor padron fatemi grazia,
 quella prostrituzion cosa vuol dire?
 FILIBERTO
 Sostituzione ho detto.
 PASQUINO
 Ma se poi tutto tutto
105quel non dicessi che diceste voi?
 FILIBERTO
 Oh son stanco! Di’ tu che diavol vuoi.
 
    Già te l’ho detto
 cos’hai da fare;
 non mi stancare,
110non mi annoiar.
 
    Via Porporina,
 vanne in cucina,
 la pietanzina
 vammi tu a far.
 
115   L’ho detto chiaro,
 tu m’hai capito. (A Pasquino)
 O che appetito!
 Cara non farmi   (A Porporina)
 tanto aspettar.
 
 SCENA IV
 
 PASQUINO e PORPORINA
 
 PASQUINO
120Che mi venga la rabbia,
 se mi ricordo più cosa m’ha detto.
 Basta, a palazzo andrò;
 qualche cosa dirò. (Vuol partire)
 PORPORINA
                                     Ehi, ehi, Pasquino.
 PASQUINO
 Porporina, che vuoi?
 PORPORINA
                                         Così tu parti,
125senza darmi un addio?
 Più bene non mi vuoi, Pasquino mio?
 PASQUINO
 Se ti vo’ bene! E come!
 Ma per non mi scordar la mia lezione
 io me n’andava a dir a ser Imbroglio
130del testamento e la prostrituzione.
 PORPORINA
 Vorrei ti ricordassi
 della tua Porporina.
 PASQUINO
 La sera e la mattina,
 quando mi levo e quando vado a letto
135penso sempre, mia cara, a quel visetto.
 PORPORINA
 Eh tu burli; lo so.
 PASQUINO
                                   No ch’io non burlo.
 Te lo dico di core.
 PORPORINA
                                   Eh furbacchiotto,
 mi vorresti burlar.
 PASQUINO
                                     Per te son cotto.
 PORPORINA
 Via, via, vanne Pasquino;
140la cosa preme assai.
 Vanne e ritornerai poscia da me.
 PASQUINO
 Se premesse al padron v’andria da sé.
 PORPORINA
 Sai la sua negligenza.
 PASQUINO
 Vado... Ma dove? Oh bella!
145Non mi ricordo più dov’abbia a andare.
 PORPORINA
 A palazzo.
 PASQUINO
                      La borsa l’ho da dare...
 A chi?
 PORPORINA
               A messer Imbroglio.
 PASQUINO
 Messer Imbroglio amato,
 stavolta più di voi sono imbrogliato.
 
150   Ho da dir che il testamento...
 Ho da dir... Non ne so più.
 Porporina dillo tu...
 Zitto, zitto, l’ho trovata.
 Ho da dir ch’è la ragione
155della sua prostrituzione
 che si deve sostener.
 
    Gran memoria tengo io!
 Ho da dir che il padron mio
 l’ha cercato, l’ha trovato...
160Sì, va bene, lo dirò. (Via)
 
 SCENA V
 
 PORPORINA e DORINDO
 
 PORPORINA
 Io mi vo’ maritar. Pasquino, è vero,
 è un poco sempliciotto; ma talvolta
 un mezzo scimunito
 suol esser per la donna un buon marito.
 DORINDO
165Quella giovine bella.
 PORPORINA
                                        Oh mio padrone,
 chi dimanda?
 DORINDO
                             Sono in casa venuto.
 L’ardir mio condonate.
 PORPORINA
 Ditemi, che volete e chi cercate?
 DORINDO
 Il signor Filiberto
170è in casa?
 PORPORINA
                     È in casa.
 DORINDO
                                         Si potria vedere?
 PORPORINA
 Se avete da parlar di qualche affare
 difficile sarà.
 DORINDO
 Per dir la verità,
 so che siete una giovine prudente,
175di veder lui non me n’importa niente.
 Lisaura bramerei.
 PORPORINA
                                    Ah, ah, v’ho inteso,
 garbato signorino,
 non cercate Marforio ma Pasquino.
 DORINDO
 A voi mi raccomando;
180permettete ch’io possa
 dirle almen due parole.
 PORPORINA
 Oh no no, non si puole,
 andate via.
 DORINDO
                        Possibile che siate
 tanto crudele!
 PORPORINA
                             Andate via vi dico.
 DORINDO
185Vi sarò buon amico.
 So il mio dover.
 PORPORINA
                                Come sarebbe a dire?
 DORINDO
 Io vi regalerò.
 PORPORINA
                             Questi futuri
 non mi piacciono punto. Andate via.
 DORINDO
 Vi prego in cortesia.
 PORPORINA
                                        No no, non posso.
 DORINDO
190Ma perché non potete?
 Porporina, tenete
 questa piccola borsa
 per caparra di quel ch’io vi darò.
 PORPORINA
 Signor no, signor no. (Si va raddolcendo)
 DORINDO
195Eh via.
 PORPORINA
                 La non s’incomodi.
 DORINDO
 Mi fate torto.
 PORPORINA
                           Non vorrei...
 DORINDO
                                                    Prendete.
 PORPORINA
 Grazie, grazie. Voi siete (Prende la borsa)
 veramente garbato.
 DORINDO
 D’un core innamorato
200movetevi a pietà.
 PORPORINA
 Sentite; andate là;
 Lisaura è in quella stanza;
 il padre è negligente
 e alla figlia non pensa niente, niente.
 DORINDO
205Dunque vado.
 PORPORINA
                             Sì andate;
 sì onesto siete voi, gentil così,
 che son pronta per voi la notte e ’l dì.
 
    Non posso soffrire
 vedervi languire;
210ho un cor troppo tenero,
 vi voglio aiutar.
 
    (Perché non è avaro,
 non prezza il denaro,
 lo vo’ consolar).
215Ho un cor troppo tenero,
 vi voglio aiutar.
 
 SCENA VI
 
 DORINDO solo
 
 DORINDO
 Dice ben Porporina, dice bene;
 chi vuol esser contento
 vi vuol l’oro e l’argento
220e son senza contanti
 in continuo dolor tutti gli amanti.
 
 SCENA VII
 
 AURELIA, poi FILIBERTO
 
 AURELIA
 O bene o mal che sia,
 quando a noialtre donne
 ci vien questo appetito
225senza filosofar pigliam marito.
 Ma ecco che sen viene
 il signor Filiberto.
 FILIBERTO
                                    Bene, bene, (Verso la scena)
 si farà, si farà, non mi stancate.
 Oh Aurelina, che fate?
 AURELIA
230Benissimo starei,
 se fossi in grazia sua.
 FILIBERTO
 La mia grazia lo sai che tutta è tua.
 AURELIA
 S’accomodi un pochino.
 Guardate, poverino,
235egli è tutto sudato; (Lo asciuga col fazzoletto)
 si sarà affaticato.
 FILIBERTO
                                  Se lo dico;
 mi voglion far creppare.
 M’hanno fatto cercare
 una scrittura antica;
240l’ho cercata mezz’ora. Oh che fatica!
 AURELIA
 Eh, signor Filiberto,
 io so che vi vorrebbe
 per sollevarvi da cotanti affanni.
 FILIBERTO
 Sì, mia cara Aurelina,
245dite, che vi vorrebbe?
 AURELIA
                                           Una sposina.
 FILIBERTO
 Una sposina? Sì, ma il matrimonio
 porta seco de’ pesi.
 Il marito dev’esser uomo valente
 ed io sono avvezzato a non far niente.
 AURELIA
250Vi vorrebbe una moglie
 che sollevar sapesse
 dagli affari il marito.
 Un’economa esperta
 che sapesse conti e di scrittura.
255Una che con bravura
 da sé sapesse spendere,
 comprar, cambiare e vendere,
 che con i palazzisti
 sapesse favellare a tu per tu
260e sapesse frenar la servitù.
 FILIBERTO
 O il ciel volesse che una donna tale
 ritrovar io potessi!
 Non so dire per lei cosa facessi.
 AURELIA
 Per vendere e comprar son nata apposta.
 FILIBERTO
265Oh brava.
 AURELIA
                      So di conti e di scrittura
 e nell’economia son ben sicura.
 FILIBERTO
 Come sei tu informata
 di palazzo e di lite?
 AURELIA
 Oh che cosa mai dite!
270So tutte le malizie
 ch’usano i palazzisti
 per far le cose dritte apparir storte
 e so andar, quando occorre, per le corte.
 FILIBERTO
 Tu sei una gran donna!
275(Davver, che quasi quasi
 io me la piglierei).
 AURELIA
                                     (Quanto è baggiano!
 Spero che il laccio non sia teso invano).
 FILIBERTO
 Dimmi, Aurelia, inclinata
 sei tu pel matrimonio?
 AURELIA
                                             Oh signor no.
 FILIBERTO
280E s’io ti proponessi un buon partito?
 AURELIA
 Quando fosse il marito...
 Come sarebbe a dir...
 FILIBERTO
                                          Via, parla schietto.
 AURELIA
 Mi vergogno da vero.
 FILIBERTO
 Qui nessuno ci sente.
 AURELIA
285Quando fosse il marito come voi...
 FILIBERTO
 Tuo marito sarò, se tu mi vuoi.
 AURELIA
 Ma io povera sono
 e non ho dote.
 FILIBERTO
                             Io te la farò.
 AURELIA
 E poi... signore... io so
290che graziosa non sono e non son bella.
 FILIBERTO
 Cara, tu agli occhi miei sembri una stella.
 AURELIA
 
    Oimè cos’è questo
 ch’io provo nel core.
 Nemica d’amore
295son stata finor,
 adesso per voi
 mi sento morir,
 ma, caro, ma poi
 di me che sarà?
 
 SCENA VIII
 
 FILIBERTO, poi LISAURA
 
 FILIBERTO
300L’ho sempre detto ch’è una buona figlia
 Aurelia, di buon’indole e talento,
 e di prenderla in moglie io son contento.
 Ma quando? Eh si farà! Ma mi potrebbe
 fuggire dalle mani, andiamo subito,
305pria che qualch’altro amor n’occupi il loco.
 V’andrò; ma pria vo’ riposarmi un poco. (Siede)
 LISAURA
 Signor padre, un affar di premura
 mi conduce da voi.
 FILIBERTO
 Di grazia andate e tornerete poi.
 LISAURA
310Il cielo mi presenta
 una buona fortuna.
 FILIBERTO
 Me ne rallegro assai.
 LISAURA
                                        Dorindo, il figlio
 di quel ricco mercante,
 mi si è scoperto amante.
 FILIBERTO
315Benissimo; e così?
 LISAURA
                                     Mi brama in moglie.
 FILIBERTO
 Ne parleremo poi.
 LISAURA
 Volea venir da voi
 ma per non annoiarvi ei si trattiene.
 FILIBERTO
 In questo ha fatto bene;
320io non vo’ seccature.
 LISAURA
 Aspetta la risposta.
 FILIBERTO
                                      Aspetti pure.
 LISAURA
 Dunque, che gli ho da dire?
 FILIBERTO
 Per or se ne può ire.
 Ci penseremo, tornerà.
 LISAURA
                                             Ma quando?
 FILIBERTO
325Oh l’è lunga.
 LISAURA
                          Io stessa
 da lui ritornerò.
 FILIBERTO
 Da lui? Signora no.
 LISAURA
 Dunque anderete voi.
 FILIBERTO
 Non posso, non ne ho voglia.
 LISAURA
330La civiltà lo vuole;
 conosco il dover mio;
 se non ci andate voi, ci anderò io.
 
    Padre, oh dio, se vi consiglia
 quel amor, che ad una figlia
335voi serbate, e la sua sorte
 deh movetevi a pietà.
 
    Là v’attende il sposo mio
 che non sofre sventurato
 di vedersi disprezzato,
340deh non fate che l’uccida
 o l’affanno o il suo dolor.
 
 SCENA IX
 
 FILIBERTO, poi PASQUINO
 
 FILIBERTO
 Canchero! Dall’amante
 risoluta si porta. Andar conviene.
 Ma se sto tanto bene,
345perché ho da levarmi?
 No per ora non voglio incomodarmi.
 PASQUINO
 Son qui, signor padrone.
 FILIBERTO
 Ecco un altro tormento;
 non mi lasciano in pace un sol momento.
350E ben che cosa ha detto?
 PASQUINO
 Chi?
 FILIBERTO
             Il causidico mio.
 PASQUINO
                                             Non l’ho veduto.
 FILIBERTO
 Perché?
 PASQUINO
                  Perché un po’ tardi
 a palazzo, signor, sono arrivato
 e il causidico già se n’era andato.
 FILIBERTO
355Non importa. Stassera
 l’andrai a casa a ritrovar.
 PASQUINO
                                                Siorsì.
 FILIBERTO
 Dammi dunque la borsa.
 PASQUINO
                                                Eccola qui.
 FILIBERTO
 Questi pochi denar son risparmiati.
 PASQUINO
 Li volete contar?
 FILIBERTO
                                 Gli ho già contati.
360Li porrò nello scrigno;
 ma incomodar non mi vorrei. Pasquino,
 tieni le chiavi... No... Fidarsi troppo
 non sta bene. Adesso, Porporina.
 
 SCENA X
 
 PORPORINA e detti
 
 PORPORINA
 Signor.
 FILIBERTO
                 Il tavolino
365porta e lo scrigno. Aiutale Pasquino.
 PORPORINA
 Subito. (Pesa poco, è ormai finito).
 PASQUINO
 (Volea darmi le chiavi e si è pentito).
 PORPORINA
 (Chi non si fida merta esser gabbato).
 PASQUINO
 (Di trapolarlo il modo ho già pensato).
 PORPORINA
370Ecco lo scrigno.
 FILIBERTO
                               Tieni, aprilo tosto.
 PORPORINA
 L’ho aperto.
 FILIBERTO
                         Brava.
 PORPORINA
                                        Altro da noi comanda?
 FILIBERTO
 Andate pur; da me mi divertisco.
 PORPORINA
 Serva, signor padron. (Parte)
 PASQUINO
                                           La riverisco. (Parte)
 FILIBERTO
 
    Scrigno caro, bello bello,
375te ne vai così pian piano
 ed ormai non ve n’è più.
 
 PORPORINA
 
    Ehi, signor, siete chiamato.
 
 FILIBERTO
 
 Chi mi vuole?
 
 PORPORINA
 
                             Il palazzista.
 
 FILIBERTO
 
 Oh che vita amara e trista!
380Vada via, ritornerà.
 
 PASQUINO
 
    Ehi, signor, siete cercato.
 
 FILIBERTO
 
 Chi mi brama?
 
 PASQUINO
 
                               È un cavaliere.
 
 FILIBERTO
 
 Vada via, ritornerà.
 
 PORPORINA, PASQUINO A DUE
 
 (Ed ancor non se ne va?) (Fra loro)
 
 FILIBERTO
 
385   Scrigno caro, bello bello.
 
 PORPORINA, PASQUINO A DUE
 
 Sì signor, glielo diremo. (Verso la scena)
 
 FILIBERTO
 
 Cosa dite?
 
 A DUE
 
                       Una parola,
 una cosa sola sola
 vi vuol dire e se ne va.
 
 FILIBERTO
 
390Oh che pena!
 
 A DUE
 
                            (Se ne va). (Fra loro di Filiberto)
 
 FILIBERTO
 
 O che rabbia! (Parte)
 
 A DUE
 
                             (Se ne va). (Fra loro, come sopra)
 
 PORPORINA, PASQUINO A DUE
 
    Se n’è andato, se n’è andato
 e lo scrigno è spalancato. (Rubano due borse)
 Prendi, prendi, piglia, piglia;
395presto, presto, ch’egli è qua.
 
 FILIBERTO
 
    Cosa fate? (Torna)
 
 A DUE
 
                          Niente, niente. (Nascondono le borse)
 
 FILIBERTO
 
 Cos’è questo? (Se n’accorge)
 
 A DUE
 
                             Nulla, nulla. (Vogliono nasconderle)
 
 FILIBERTO
 
 Vo’ sapere.
 
 PORPORINA
 
                        A una fanciulla?
 
 FILIBERTO
 
 Vo’ cercare. (In tasca)
 
 PASQUINO
 
                          Ad un zittello?
 
 FILIBERTO
 
400Birboncello l’ho trovato. (Trova la borsa)
 Disgraziata m’hai rubato, (Fa lo stesso)
 presto andate via di qua.
 
 PORPORINA
 
    Io non sono.
 
 PASQUINO
 
                             È stata lei.
 
 FILIBERTO
 
 Sei buggiardo, (A Pasquino) ardita sei. (A Porporina)
 
 PORPORINA, PASQUINO A DUE
 
405Perdonate per pietà.
 
 FILIBERTO
 
 Presto andate via di qua.
 
 Fine dell’atto primo